Trova cosa fare e cosa vedere su UmbriaIN

Pulisci

SAN VENANZO by "L'Umbria che non ti aspetti"

  • SAN_VENANZO_1.png

Il Post

  • Scritto da: Sandro Fiorentini
  • Il: 11/11/2021 16:47:28

Cuore di una terra dalla grande rilevanza dal punto di vista geomorfologico, storico, artistico e religioso, San Venanzo è un placido borgo della provincia di Terni. La sua terra, forgiata dall’attività di tre piccoli vulcani, è un prezioso mosaico di borghi medievali che si ergono entro un rigoglioso ambiente naturale dal grande fascino.

La storia

Terra di presenza umana fin dal Paleolitico, l’area sanvenanzese fu luogo di insediamento etrusco (presso Poggio delle Civitelle), poi popolato almeno fino all’età romana tardo-imperiale, stante la sua vicinanza all’antica via Amerina, che collegava Roma con Perugia.
È in tale periodo che si colloca l’evento da cui nacque il nome del borgo, riferito al martire cristiano (poi canonizzato) Venanzio da Camerino. Soldato romano, si convertì al culto di Gesù e, per questo, condannato a morte. Nel maggio del 250 d.C., sulla strada fra Roma e la sua città natale, ove si sarebbe consumata l’esecuzione, il drappello di militari che lo aveva in custodia si fermò in sosta proprio in questi luoghi. Venanzio, al fine di far abbeverare i cavalli, trafisse con la spada una roccia su cui uno degli animali aveva poggiato uno zoccolo, dalla quale sgorgò prodigiosamente dell’acqua. La miracolosa sorgente esiste tutt’oggi: situata a pochi chilometri a ovest dal borgo, è conosciuta come “Traccio di San Venanzo”, data la presenza sulla relativa roccia di quella che sembra l’impronta di un cavallo.

L’attuale nucleo abitato si sviluppò attorno all’VIII secolo d.C., all’interno del “corridoio bizantino” che, incuneandosi fra i domini longobardi nella penisola italiana, collegava Roma con l’Esarcato di Ravenna.
Ricompreso nel contado orvietano a partire dal XIII secolo, San Venanzo fu fortificata e, nel 1290, cadde sotto il dominio dei Monaldeschi, i quali la amministravano per mezzo di un visconte.
Nel 1437, il castello fu raso al suolo proprio da Orvieto, a seguito del rifiuto di versare le proprie imposte.
Inglobata nel Cinquecento dallo Stato della Chiesa, San Venanzo seguì le sorti di Orvieto fino a divenire, nel 1929, comune autonomo.

I luoghi da visitare

Nel capoluogo comunale

Il capoluogo comunale sorge attorno alla splendida Villa Faina, eretta nell’Ottocento dall’omonima famiglia di conti in luogo dell’antico castello. La villa, dal 1962 sede municipale, è impreziosita dai fastosi interni e dalle decorazioni con modanature, fregi e cornici sulle pareti esterni. L’ampio parco che la circonda custodisce alcuni resti delle mura medievali e dell’originaria Chiesa di San Venanzio.
L’abitato è dominato dall’erta Torre, situata sul punto più alto del colle sanvenanzese e anch’essa già parte dell’antico castello.
Cuore cristiano del borgo è la nuova Chiesa di San Venanzo Martire, la cui edificazione ebbe inizio nel 1910 e fu completata nel 1925, nonostante la sua consacrazione fosse già avvenuta nel 1913.
L’edificio, a croce latina con navata unica, è edificato in stile neogotico, contraddistinguendosi per lo splendido fronte policromo in pietre a facciavista e mattoni, con l’elegante rosone e il grazioso portale lunettato.
Altro luogo di grande interesse è l’antica Chiesa della Madonna Liberatrice, che custodisce un prezioso affresco (dedicato, appunto, alla “Madonna liberatrice”), risalente al XIV secolo.


Il Parco ed il Museo vulcanologico

Il territorio comunale di San Venanzo sorge su un territorio dalle peculiari caratteristiche geomorfologiche. Fu, infatti, forgiato dall’attività di tre piccoli vulcani attivi circa 265.000 anni fa, la cui area, a circa un chilometro a sud del borgo, è oggi ricompresa nel Parco vulcanologico.
Qui, a fianco delle tracce degli antichi coni, di anelli e di bastioni di tufo, nonché di remote colate laviche, si possono osservare minerali alquanto rari, fra cui la venanzite (roccia che ha ricevuto il nome proprio dal borgo di San Venanzo).
Dal 1999, inoltre, il capoluogo comunale ospita, a fianco di Villa Faina, un Museo vulcanologico, ottimamente congegnato attraverso esposizioni visuali e installazioni interattive. La struttura è concepita al duplice scopo di mostrare gli effetti prodotti dalle eruzioni vulcaniche e di approfondire lo sviluppo della vita sul pianeta Terra.
Oltre a minerali (fra cui, ovviamente, la venanzite), il museo custodisce, fra gli altri, anche il cranio di un mammut, un uovo di dinosauro proveniente dalla Cina, calchi di fossili di antiche creature rilevanti nell’evoluzione delle specie (quali uno psittacosauro, un archeopterix, un ittiosauro e un seymouria) e utensili (choppers) di Homo erectus.
Il museo comprende anche un Antiquarium, ove sono ammirabili reperti archeologici rinvenuti negli scavi di Poggio delle Civitelle.


Per visite e informazioni:

Museo Vulcanologico di San Venanzo, piazza Roma n. 1 – San Venanzo (TR), tel.: (+39) 075 875482,
e-mail: museovulcanologico@tuttinterra.com


Nel territorio comunale 

Il Parco dei Sette Frati
L’area sanvenanzese colpisce anche per la sua bellezza naturalistica. Sul vicino Monte Peglia è stato, a tal proposito, creato il Parco dei Sette Frati, area protetta, che ospita anche un centro di documentazione.
Consigliatissima è l’ascesa alla cima del Monte Peglia (837 m s.l.m.), da cui, oltre a buona parte del resto dell’Umbria, si ammirano alcune cime della Toscana, del Lazio e, nelle giornate più serene, persino delle Marche e dell’Abruzzo.



Rotecastello
Di grande fascino è il borgo di Rotecastello, centro di origine etrusca poi sviluppatosi attorno all’antichissimo maniero del XII secolo.
Già feudo dei Bovaccini (casata ghibellina orvietana), fu a seguito dominio, fra gli altri, dei conti di Marsciano e dei Monaldeschi. Del fortilizio sono in parte ancora visibili le tracce delle due cinte murarie, mentre delle sei torri resta solo quella centrale, in ottime condizioni dopo un restauro nel 1982.

Appena all’esterno delle mura, sorge la piccola ma antica Chiesa della Madonna della Neve, così chiamata in ragione dello splendido affresco cinquecentesco che custodisce all’interno.
Una leggenda locale vuole che la Madre di Gesù sia comparsa in sogno ad alcune popolane, chiedendo loro di edificare in suo onore una chiesa in un luogo dove Essa avrebbe lasciato un segno: una di tali donne, in un giorno d’agosto, scorse un lembo di terra ricoperto dalla neve e proprio lì fu costruito l’edificio. 







San Vito in Monte

La piccola località di San Vito in Monte fu comune a sé fino al 1929, quando fu incorporata in San Venanzo. Sulla sua porzione più elevata (oltre 600 m s.l.m.), da cui si apprezza un magnifico panorama sulla sottostante Valle del Fersinone, sorgono le rovine di un antico castello. Frequentata già nella preistoria e, successivamente, luogo d’insediamento etrusco e romano, San Vito cadde prima dell’anno Mille sotto il dominio dei Bulgarelli. A breve fortificato, il castello, a causa della sua posizione strategica, subì devastazioni a più riprese, fino all’ultima, operata da Sforzino Baglioni nel 1505.
Oltre ai resti del maniero, il borgo ospita anche la cinquecentesca Chiesa della Madonna Santissima dell’Olivo: secondo la tradizione, l’edificio di culto fu eretto su richiesta della Vergine, apparsa ad una giovane del luogo proprio sopra ad un olivo. San Vito è nota anche per la locale sorgente di acque oligominerali.



Civitella dei Conti
Sede di un magnifico castello in perfetto stato di conservazione, la località di Civitella dei Conti ha origini antichissime. L’abitato, probabilmente esistente già in epoca etrusca, fu munito dell’imponente torre nell’Alto Medioevo, ben prima dell’anno Mille, quale struttura di avvistamento nell’epoca delle invasioni barbariche. Il castello sorse con il nome di “Civitella della Montagna”, assumendo poi l’attuale denominazione in forza della lunga dominazione da parte dei conti di Marsciano. Il castello, appartenuto in passato anche alla famiglia Faina (il noto senatore Claudio Faina vantava il titolo di “conte di Civitella dei Conti”), è attualmente di proprietà privata.




Poggio Aquilone
Piccola località sanvenanzese, Poggio Aquilone sorge su un colle frontistante Civitella dei Conti, da cui è separata da una gola solcata dal torrente Faenella. La remota presenza umana è testimoniata da una rilevantissima scoperta archeologica effettuata nel 1898, allorché nelle vicinanze del borgo fu rinvenuta una sepoltura a fossa risalente all’Età del Rame (circa 10.000 anni prima di Cristo) e contenente uno scheletro e oggetti, fra cui pugnali, in rame e in selce (attualmente esposti al Museo Civico Archeologico di Bologna).
Antico possedimento dei conti di Marsciano, cadde successivamente sotto Perugia. Nel 1312, ospitò l’imperatore Enrico VII di Lussemburgo. Nel borgo sono presenti i resti di un possente castello, costituiti da quattro torri, un portone a sesto acuto e porzioni delle antiche mura.
Assai suggestiva è la centrale piazza Sant’Egidio, recante a terra lo stemma dei conti di Marsciano: in alto, su campo in oro, figura l’aquila imperiale, loro concessa da Enrico VII di Lussemburgo proprio durante la sua visita a Poggio Aquilone; in basso, su campo rosso, risaltano tre gigli dorati. Pregevole è anche la Chiesa di Sant’Egidio, risalente almeno al XV secolo. 



Ripalvella
Grazioso borgo sulle sponde del fiume Faena, Ripalvella è un antico insediamento d’origine romana.
Sviluppatosi nell’Alto Medioevo come pieve, entrò nel contado di Orvieto, che lo fortificò nel XIV secolo, conferendolo poi in feudo ai Montemarte di Corbara, prima di divenire per lungo tempo dominio dei Monaldeschi.
Il borgo conserva tracce dell’assetto medievale, in particolare porzioni delle antiche mura e una torre dalla singolare pianta pentagonale. Particolarmente interessante è la Chiesa di San Silvestro, composta da distinte strutture, la più antica delle quali risale al XIV secolo.





Pornello
Piccolo ma suggestivo borghetto medievale, Pornello fu antico dominio dei conti di Marsciano, prima di passare a Orvieto nel 1137. A seguire, fu coinvolto nelle lotte fra i rami della famiglia Monaldeschi, prima di tornare ai conti di Marsciano. Dell’antico castello resistono alcune rovine, unitamente alla suggestive e antiche Chiese di San Donato e della Madonna del Piano.







Collelungo
Suggestivo borgo medievale, Collelungo presenta ancora l’aspetto di imponente roccaforte.
Menzionato dal XIII secolo come avamposto di Orvieto sulla media Valle del Tevere, seguì interamente le vicende storiche di tale città. All’interno delle possenti mura turrite, si trova l’antica Chiesa castellana di San Mattia Apostolo, oggi sconsacrata, ma sede di pregevoli affreschi del XIV e del XV secolo.
L’edificio di culto conteneva anche il celebre affresco trecentesco della “Madonna della Luce” [SVE 14], attribuito a Pietro di Nicola da Orvieto. La notorietà dell’opera, al di là della sua pregevole fattura, si lega ai prodigiosi fatti che la riguardarono a partire dal 24 aprile 1829: quel giorno, alle 9 di mattina, al termine di una processione religiosa terminata nella Chiesa di San Mattia, un strato dell’intonaco di cui era rivestito l’interno delle struttura si staccò, rivelando l’affresco che lì era celato da secoli ed era caduto nel pieno oblio. L’evento dette inizio ad un’intensa venerazione verso l’immagine con un costante afflusso di fedeli, tanto che nel 1929 si decise di erigere una nuova chiesa ove collocarlo.
Fu così realizzato, appena all’esterno delle mura castellane, il Santuario della Madonna della Luce, edificio di gusto neoromanico, tutt’oggi sede di un nutrito pellegrinaggio.
Nell’immediato secondo dopoguerra, ivi soggiornò a lungo anche l’allora monsignor Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, rimasto anche da pontefice molto devoto alla Madonna della Luce.



Gli eventi

- Feste della Madonna della Luce – Collelungo, 24 e 25 aprile e prima domenica di settembre
- Sagra del Cinghiale e Festa dei combattenti e dei reduci – Ripalvella, ultimo fine settimana di maggio
- Sagra degli Umbrichelli e della Torta al Testo – Poggio Aquilone, dalla fine maggio ai primi di giugno
- Festa del patrono San Vito – San Vito a Monte, terza domenica di giugno
- Sagra del tartufo scorzone del Monte Peglia – San Venanzo, in luglio
- Festa della Madonna dell’Olivo – San Vito a Monte, 5 agosto
- Festa del Patrono San Lorenzo – Ospedaletto, in agosto
- Wao Festival – San Venanzo, in agosto
- Agosto in medioevo – Rotecastello, in agosto
- In…canto d’Estate – San Venanzo, a metà agosto
- Festa della Castagna – Ospedaletto, in ottobre





Letto: 1836 volte

San Venanzo
  Scopri gli Eventi   Inserisci il tuo evento   Scopri il territorio   Torna al Blog   Vai alla pagina del comune di San Venanzo
 

Dove trovarci