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Ci troviamo di fronte a un fenomeno che ha assunto da
qualche anno un carattere generalizzato, la cronicità .
Un tempo il medico constatava uno stato cronico negli
individui meno abbienti che non erano stati curati in modo adeguato o per
trascuratezza o per mancanza di mezzi economici.
Tali condizioni potevano generare uno stato di debolezza che
poneva il corpo nella incapacità di alimentare in modo corretto i vari tessuti,
generando una carenza con cui l’individuo conviveva. Il fatto cronico pertanto
era dovuto alla incapacità del corpo di curare se stesso.
Sospinta da stimoli e bisogni vari e complessi, la scienza
ha trovato medicine che aiutano il corpo a guarire le sue patologie (in
particolar modo quelle di origine organica e traumatica). Si osanna con
soddisfazione scientifica, ed economica, ad ogni nuova sostanza che in
laboratorio ha dimostrato di distruggere l’elemento patogeno e/o ha permesso
una temporanea remissione e ricostruzione del tessuto interessato.
Grida di soddisfazione che oggi vanno spegnendosi.
L’agente patogeno è diventato più forte e con la sua
specifica intelligenza, ha modificato il suo terreno in modo da disporre di
rinnovata forza per attaccare quegli stessi tessuti apparentemente curati.
Le sostanze esogene sono state sostituite alle endogene ma
l’effetto guaritore è risultato temporaneo e condizionante.
Il comportamento generato dall’elemento endogeno è legato a
molteplici fattori e quello esogeno sembra essere più diretto, da cui
l’apparente efficacia. Gli studi scientifici si concentrano su un approccio
selettivo nella tesi che colpire l’elemento apparentemente causante riduce la
patologia.
Eppure l’alterazione di un tessuto che può verificarsi a
causa del contatto con una sostanza esogena, non sempre riguarda il tessuto le
funzioni trattate dalla sostanza stessa.
Siamo di fronte al fenomeno che successivamente produrrà la
cronicità .
L’espressione patologica cronica può conclamarsi in
relazione al clima, alla metereopatia, alla alimentazione; al comportamento
dell’individuo di fronte alle tensioni, dai bisogni generati dai processi di
realizzazione individuale. Questi processi sono generati dai bisogni indotti
dalle condizioni familiari e sociali e disgiunti dalla consapevolezza dell’Io
interiore.Â
La cronicità presenta sfaccettature complesse per lo
sviluppo a catena prodotto nell’organismo dalle sostanze chimiche esogene, e
più raramente dalla chirurgia, spesso con effetti devastanti in quest’ultimo
caso.
Si ricerca allora nella chimica esogena sostanze che
producano stimoli che modificano la cronicità senza peraltro giungere al
tessuto che di per sé esprime questa condizione.
Nasce un dilemma perché pacificando la manifestazione che ha
assunto carattere cronico, inaspettatamente vediamo sorgere in modo
imprevedibile, un fenomeno di natura simile in altra parte del corpo dove
congiunta all’assonanza organico-funzionale, si delinea l’assonanza emotiva.
Questo fenomeno non è sempre effetto secondario della sostanza esogena impiegata,
ma collegabile alla costituzione, alle precedenti carenze e debolezze, al modo
di essere e divenire psicologico dell’individuo che risponde inconsciamente alla
sostanza esogena.
L’espressione della cronicità può esprimere un fenomeno
collegabile all’epigenetica, alla trasformazione del DNA, come si è visto con
l’assunzione di cibo organicamente modificato.
La Naturopatia è una scienza antica così come è antico il
desiderio dell’uomo di conoscere la natura.
L’essere pensante si colloca nella natura e ad essa si
rivolge per lenire, curare e guarire i problemi fisici che lo colpiscono.
Questo approccio esiste da sempre e anche la scienza
ufficiale si è adeguata al programma.
In questo quadro c’è un elemento complesso che seppur
onnipresente, non si palesa nel giusto modo o comunque è oggetto di studio
limitato: il complesso costituito dalla mente, dal pensiero, dalle emozioni.
L’equilibrio dell’individuo è determinato dall’armonia delle
funzioni del corpo e della mente.
Vediamo il corpo in forma bidimensionale.
La tridimensionalità del corpo sfugge alla normale
valutazione.
Vediamo lo stato patologico di un tessuto, di un organo, non
ci interessano i collegamenti che quell’organo ha con le altre parti del corpo,
non ci interessa il significato psicologico di quella parte, non riconosciamo
il simbolismo legato a quella parte.
Qualunque sia la patologia andiamo alla immediata ricerca
dell’antidoto, simile o dissimile, endogeno o esogeno che modifichi lo stato. E
quando l’esito è favorevole ci dichiariamo soddisfatti pronti a protocollare:
la causa della patologia è rappresentata dell’agente patogeno o dalla
alterazione del tessuto per un processo autoimmune e la cura è data dalla
sostanza individuata.
La causa che ha permesso all’agente patogeno di insediarsi sul
terreno, non sembra essere oggetto di studio perché non ha carattere
scientifico.
Il corpo è da lungo tempo oggetto di ricerche.
La mente, espressione congiunta delle emozioni che rimontano
ai cinque organi di senso, la mente, dicevamo, costituisce il sesto organo di
senso secondo la scuola ayurvedica, la mente, lo shen secondo la medicina
classica cinese, è a dir poco trascurata.
Non è stata ancora trovata la sua sede anatomica e non mi
pare adeguato collocarla nel cervello anche se sono stati fatti molti sforzi
per identificarla in quella sede modificando chimicamente alcune delle funzioni
del cervello.
Non potendo controllare tutte le cellule che hanno migrato
nei vari distretti del corpo e che attuano programmi memorizzati nel tempo, la
scienza si è soffermata sulla sede più raggiungibili cercando di modificarne il
comportamento.
La scienza ufficiale ci informa che l’individuo rappresenta
il microcosmo del macrocosmo. Questa evidenza scientifica sfugge alla
comprensione dei più e ne è trascurato il significato. Si dimentica che ognuno
di noi è il macrocosmo di ogni cellula che compone il corpo che a sua volta
costituisce un microcosmo. E si
dimentica inoltre che tutti i fenomeni che si manifestano nel macrocosmo si
ripercuotono inesorabilmente sul microcosmo e viceversa.
Trascurando il rapporto macro e microcosmo, si è insediato
un processo che potremmo definire di potere sulle parti, sugli organi e sui
tessuti del corpo. E’ nata l’ipotesi che afferma che la medicina guarisce la
malattia, la medicina debella la malattia, la medicina previene la malattia con
i vaccini.
Non si tiene conto del rapporto che esiste tra le parti, tra
gli organi, con le funzioni e con la mente. Non si dà valore alla
corrispondenza tra i fenomeni osservabili nel macro con quelli osservabili nel
micro.
Conferenza tenuta presso: ICNM 3rd International Congress on
Naturopathic Medicine. Barcelona, Spain, July 1-3-2016.
18-08-2016
Lucia Tommasini
Giannandrea
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